Tanti genitori ci chiedono quando sia il caso di rivolgersi ad uno specialista e quando invece sia meglio aspettare e lasciare al proprio bambino il tempo di maturare spontaneamente maggiori competenze comunicative e verbali.
Ecco quindi alcuni segnali d’allarme da considerare:
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Il mio bambino non mi guarda quasi mai in viso, nemmeno quando gli parlo;
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Il mio bambino non reagisce a stimoli uditivi (suoni o rumori improvvisi non provocano in lui reazioni, se chiamato non si volta,ecc.);
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Il mio bambino ha raggiunto l’anno di vita ma ancora non pronuncia alcuna parola/onomatopea;
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Il mio bambino ha raggiunto l’anno di vita ma ancora non utilizza gesti comunicativi (indica, dice si/no con la testa, fa ”ciao” con la manina…);
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Il mio bambino ha raggiunto i due anni di vita ma produce poche parole/onomatopee;
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Il mio bambino ha raggiunto i due anni di vita ma ancora non combina tra loro due parole (Es. “Mia mamma” o “Dammi palla”) o parola e gesto (Es. dice “Dammi” mentre indica l’oggetto di interesse);
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Il mio bambino ha raggiunto i due anni di vita ma non sembra comprendere semplici ordini che gli vengono dati (Es.”prendi la palla”, “dammi la mano”, “metti la macchinina sul tavolo”,”dai la pappa alla bimba”);
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Il mio bambino ha raggiunto i tre anni di vita ma fatica a comunicare ed interagire con altri bambini;
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Il mio bambino ha raggiunto i tre anni di vita ma il suo linguaggio è ancora poco intellegibile, viene compreso solo dai familiari;
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Il mio bambino ha raggiunto i tre anni di vita ma fatica a strutturare semplici frasi;
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Il mio bambino ha raggiunto i quattro anni di vita ma “parla male”, non articola correttamente i suoni delle parole (Es. dice “tole” per “sole”, oppure “tella” per “stella”);
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Il mio bambino ha raggiunto i cinque anni ma fatica a raccontare semplici fatti ed esperienze (Es. cos’ha fatto a scuola o con chi ha giocato al parco).
Tali segnali d’allarme sono legati alle normali tappe di acquisizione del linguaggio da parte del bambino, e la presenza di uno o più di essi deve portare il genitore a porre attenzione sullo sviluppo comunicativo del proprio bambino (vedi “Favorire lo sviluppo comunicativo del bambino”). Ovviamente la presenza di un segnale d’allarme non è di per sé sufficiente ad ipotizzare la presenza di un disturbo comunicativo o linguistico, sappiamo infatti che una certa fetta della popolazione infantile presenta uno sviluppo linguistico più rallentato ma non di per sé deficitario.
In caso di dubbi è importante confrontarsi con il proprio pediatra e con il logopedista. Quest’ultimo infatti potrà valutare, direttamente o indirettamente, lo sviluppo linguistico del bambino in rapporto alla sua età suggerendo, caso per caso, come favorire le abilità comunicative del piccolo.
Favorire lo sviluppo comunicativo del bambino
Per stimolare l’arricchimento del linguaggio di vostro figlio può essere utile applicare, all’interno di contesti di gioco o di routines quotidiane, alcune strategie:
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seguite l’interesse del bambino prestando attenzione a ciò che egli propone nel gioco o nello scambio comunicativo per condividere esperienze comuni;
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favorite il contatto oculare, invitate il bambino a guardarvi in viso quando vuole comunicare con voi e viceversa;
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favorite l’alternanza del turno di parola con giochi o rituali ripetitivi;
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adattate il vostro linguaggio ad un livello leggermente superiore a quello del bambino;
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stimolate la produzione di parole/gesti comunicativi attraverso l’utilizzo di pause che interrompano l’azione di gioco in corso ( ad esempio giocando a palla con il vostro bambino interrompetevi senza rilanciargli il pallone e attendete/incoraggiate una sua reazione verbale come “Dammi”, “Tira” o “Palla”) e attraverso domande aperte che incoraggino il bambino a dare una risposta (ad esempio “Vuoi la mela o la banana?);
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fornite al bambino modelli verbali corretti che egli possa imitare. Ad esempio descrivete a voce alta le azioni compiute da voi e dal bambino durante situazioni di gioco o routines e ampliate le produzioni spontanee del bambino ( se il bambino dice “Palla” voi amplierete la frase arricchendola di altri particolari “Il bambino tira la palla” oppure “La palla è rossa”…);
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se il bambino pronuncia male una parola ripetetela al suo posto per fornirgli il modello corretto oppure invitatelo a scegliere la forma corretta tra due alternative. Se ad esempio il bambino dice “mea” al posto di “mela” domandategli quale sia la forma corretta tra le due indicandone il dito corrispondente. Non obbligate il bambino a ripetere la parola che ha sbagliato.
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Create situazioni comunicative in cui il bambino abbia la possibilità di utilizzare in diversi contesti le parole appartenenti al suo vocabolario;
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Accompagnate il bambino nella costruzione di scene di gioco guidandolo verbalmente.